DATA: 29 Aprile 2014
FONTE: http://www.aleteia.org
AUTORE: Alfa y Omega
Con il motto “Ricorda, 20 anni”, è stato commemorato il 20° anniversario del genocidio che nella primavera del 1994 è costato la vita a 800.000 ruandesi.La stampa e la comunità internazionale dibattono sulle responsabilità e realizzano cronache e reportages di testimonianze che mettono i brividi, mentre sono pochi quelli che si concentrano su ciò che è accaduto, anni prima, nella remota località ruandese di Kibeho, l’unico luogo in tutta l’Africa in cui la Chiesa riconosce l’apparizione della Vergine Maria a tre giovani scolare alle quali è stato rivelato ciò che anni dopo la storia avrebbe confermato: le morti che a colpi di machete avrebbero insanguinato il Paese delle mille colline.
Molti hanno familiarità con luoghi sacri come Lourdes o Fatima, e sono migliaia le persone che si recano ogni anno in pellegrinaggio in Francia, Portogallo o in altri luoghi per conoscere da vicino i miracoli e chiedere l’intercessione della Vergine. Sono invece pochi quelli che conoscono il santuario ruandese di Kibeho, le cui apparizioni sono state riconosciute come autentiche dalla Chiesa nel 2001, dopo vent’anni di studi medici e teologici.
I cattolici hanno un luogo in cui la loro fede può essere rafforzata: i santuari mariani in cui le apparizioni della Madonna hanno lasciato un’impronta indelebile.
Di fronte all’enorme affluenza di falsi profeti, sette e visioni dubbie, tuttavia, agli scettici resta la tranquillità che, anche dopo uno studio esaustivo e dopo averne verificato l’autenticità, la Chiesa non li ritenga dogmi di fede; ogni cristiano è libero di crederci o meno. Malgrado ciò, una visita a questi luoghi e una semplice occhiata al processo di autenticazione non lasciano indifferente il pellegrino.
Sapere che giornalisti, scienziati, membri della Chiesa e persone lontane da essa sono stati testimoni di queste apparizioni rende questa storia ancor più straordinaria, nel caso in cui ce ne fosse il bisogno.
Il Ruanda è un Paese che cerca di riprendersi dalle ombre del passato, e oggi appare agli occhi del turista occasionale come un territorio organizzato, stabile e pacifico. Anche se a livello politico lascia molto a desiderare, inizia a sfruttare una bellezza paesaggistica unica e vanta uno sviluppo economico invidiabile nel continente africano.
Purtroppo, oggi lo associamo – e ancor più in questi giorni di anniversario – solo ai tragici fatti che hanno decimato la popolazione in quei tre mesi sanguinosi del 1994.
Molti dimenticano però quanto è accaduto a Kibeho, dove già nel 1981 tre giovani studentesse piangevano nella loro trance spirituale per ciò che sarebbe avvenuto anni dopo e che la Vergine rivelava tra le lacrime: un Paese bagnato da fiumi di sangue, una premonizione che la popolazione avrebbe sofferto se non si fosse dedicata fortemente alla preghiera.
Quelle visioni avrebbero assunto più forza con i fatti successivi, con le immagini incancellabili che hanno simboleggiato uno degli episodi più sanguinosi degli ultimi decenni, un autentico genocidio che in pochi mesi è costato la vita a 800.000 tutsi e hutu moderati.
Alphonsine Mumureke, oggi religiosa in Costa d’Avorio, è stata la prima destinataria delle apparizioni della “Madre del Verbo”, come la Vergine si fece chiamare, che descrive come “una ragazza tra i 20 e i 30 anni, bellissima, più di quanto l’immaginario religioso avesse concepito fino ad allora”.
Il fatto che nei dintorni di Kibeho si praticasse la stregoneria è servito da pretesto per definirla pazza e strega. Le sue amiche la prendevano in giro, e la stessa direzione della scuola ha minacciato di cacciarla per i problemi che stava provocando nell’istituto.