Più corposo il secondo x-files bolognese contenuto nel dossier “Ufo” divulgato nei giorni scorsi. In un cablo inviato a Hoover il 18 luglio 1947 si riporta un verbale redatto in un ufficio di polizia del Connecticut pochi giorni prima. Uno scienziato americano, il cui nome è celato, testimonia di strani avvistamenti, alcuni dei quali in Italia, a Milano e Bologna. Sono i giorni dell’incidente ufologico di Roswell, uno dei casi più famosi e dibattuti: uno strano oggetto era da poco precipitato nel deserto del New Messico. Ancora oggi c’è chi parla di un disco volante e del recupero di presunti corpi alieni. Teoria, come risulta dai documenti oggi pubblici, condivisa dall’Fbi degli anni ’40. In quei giorni così concitati lo scienziato informò l’agenzia che un suo amico, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, dall’osservatorio di Bologna aveva avvistato oggetti non identificati. Lo stesso era accaduto in altre città secondo una traiettoria ben definita intorno al globo. “Potrebbero essere bombe tedesche – viene messo a verbale – forse atomiche controllate via radio, dirette a terra o contro obiettivi specifici”. La fantasia di un uomo affascinato dai complotti? Forse, ma la polizia federale degli anni ’40, alle prese con alieni e dischi volanti, sembrò prendere la sua contro-teoria così seriamente da allegarla a un dossier classificato come “top-secret”.